Questa pagina e’ dedicata ad una Amica di Facebook che confonde veganista con vegano. Un veganista come me si nutre di piante, rifiuta i cibi raffinati, non usa il sale per insaporire i piatti e usa tecniche di cottura rispettose dei nutrienti. Il mio allontanamento e’ iniziato mangiando nei ristoranti vegani: per me sono solo un brutta copia dei luoghi dove cucinano gli animali. Nella ricerca del gusto mischiano tecniche di cottura e di esaltazione di sapori bestiali che certamente non sono consoni alla salute. Molti prodotti messi in commercio come vegani contengono valori di sodio (sale) che farebbero diventare ipertesto anche uno smilzo. La rigidità di certe affermazioni tipo “super, ko, best vegan etc” sono un motivo in più per strade vicine, ma separate. La gastronomia vegana mi spiega perché la salute dei vegani e’ di poco migliore a quella degli onnivori.
Il veganista persegue obiettivi diversi.
1) La scelta vegetale e’ per motivi di salute. Pur condividendo e sostenendo la battaglia dei vegani contro l’attuale sistema deleterio, per non dire criminale delle condizione di vita degli animali allevati dall’industria, il veganista tutela in primis la sua salute. La sua legge e’ quella della hostess dell’aereo che obbliga gli adulti, in caso di pericolo, a mettere la maschera dell’ossigeno prima a se stessi poi ai bambini. La dieta veganista e’ bilanciata tra cibi crudi, freschi, di stagione e quelli cotti con metodi che salvaguardano i micronutrienti termolabili.
2) Le abitudini di vita negli ultimi 70 anni sono state modificate radicalmente e l’alimentazione e’ stata stravolta nei suoi principi naturali. I terreni sono impoveriti e non producono senza concimi chimici e diserbanti. Le varietà di piante sono ridotte e selezionate per aumentare la redditività tramite incroci artificiali o OGM. Gli animali da cortile, e tutti quelli che avevano i genitori contadini li ricordano, erano allevati con amore e rispetto. Le loro carni erano pulite e non gonfiate di ormoni, diuretici, integratori, antibiotici e, anche in modo fraudolento, da sostanze artificiali. Molti prodotti chimici aggiunti sono sospetti, non sono biodegradabili e la cottura non li neutralizza. Il cibo pulito, naturale, organico e integrale e’ alla base della dieta veganista. Un boccone di carne una volta l’anno e’ difficile che rompa un equilibrio metabolico consolidato.
3) Il simbolo di progresso sono le proteine nobili. Una propaganda portata avanti per scopi economici orienta le vendite commerciali, la ricerca e la medicina. Lo stupidario collettivo in cui anche la mia Amica e’ caduta, afferma che i “moniti” di coloro che mettono in guardia sui rischi della alimentazione animale, suscitano sensi di colpa nei malati. Facebook e’ popolato da una massa di “ignoranti “: non capisce che i malati sono le vittime, mentre i carnefici sono quelli che guadagnano da questa situazione. Si comincia con gli agricoltori non biologici, la filiera dei cibi, per passare alla salute, ai farmaci e alle ricerche scientifiche. I dati e le cronache nere parlano chiaro, la colpa, se esiste, va cercata su chi trae guadagni eccessivi, non sulla povera gente che per ignoranza crede nel sistema deleterio in cui la società e’ sprofondata.
4) Il veganista mangia quello che gli pare. La scelta e’ determinata dal suo corpo in salute, non da imposizioni ideologiche. Il pesce e’ un ottimo fornitore di Omega 3 e di vitamina B12. Inoltre i suoi grassi, per il fatto di vivere in acque fredde, si sciolgono quando entrano nel corpo umano, scorrono meglio e non fanno tappo come certi oli vegetali usati per il loro costo irrisorio nelle cucine vegane. Naturalmente vige la legge della parsimonia nel senso che il pesce deve essere scelto oculatamente e non deve sostituirsi alla carne o ai formaggi.
5) Il veganista ha uno stile di vita ascetico. Non deve diventare come San Francesco (quello originale, non il Papa di oggi), non mangia a tutte le ore, non ha ingordigia e non scimmietta i drogati dal gusto. Il suo stile e’ un atto di volontà. Non e’ un eremita anti sociale, ma non disdegna i digiuni e la riduzione dei pasti giornalieri. Il corpo stabilisce anche quando fare la disintossicazione con i clisteri intestinali. Il cibo e’ come una stigmate che lo distingue dalla massa.
6) La consapevolezza del proprio essere e’ un’altra peculiarità. Tutti si deve morire e questo non lo spaventa, ma non vuole che il suo destino sia determinato da altri. L’aflatossina nel latte o nella grana, il glifosate nel pane o nella birra, il cromo-esavalente nell’acqua, il piombo nel pesce e le microsfere di plastica nei cibi confezionati, sono minacce quotidiane che solo gli struzzi non conoscono. Il veganista si informa sui veleni che l’industria usa per i cibi e crede nelle ricerche mediche che denunciano la loro pericolosità. Nelle corsie centrali dei supermercati non entra, legge accuratamente le etichette e guarda con compassione i carrelli pieni di scatole colorate acquistate dagli altri. Il veganista cerca cibi a chilometro zero e le focacce “tradizionali” o i cibi con la scritta “fa bene alla salute”, li lascia agli altri.
7) Il veganismo e’ flessibile. Fondamentalmente due sono le categorie: persone sane e persone ammalate. L’imperativo relativo e’ per chi si ritiene di essere in buona salute. Costoro possono includere nella dieta anche le proteine animali, ma sappiano che sopra il 10% “l’infiammazione da cibo” e’ sicura. L’imperativo assoluto e’ per le persone con un cancro. Il divieto delle proteine animali e’ assoluto. Anche se i dati scientifici non arrivano a codificare la dieta precisa al 100%, il cibo vegetale non piace al cancro, viene affamato e messo nell’angolo del ring.
Concludo sperando che la mia Amica di Facebook sia stata “l’utile idiota” che mi ha permesso di chiarire chi e’ il veganista. Come medico, ricordo che il cibo non funziona come una pasticca di medicina. Chi pensa di fare tre mesi e poi, perduto qualche chilo, ritorna ad una alimentazione mista, sappia che puo’ risparmiarsi le privazioni. Se nel corpo c’e’ anche una sola cellula maligna, i tre mesi l’hanno spolverata. La scelta veganista e’ come un matrimonio indissolubile per tutta la vita. I giorni bui di certo arrivano, ma l’obiettivo e’ lungimirante verso la salute, la vitalità e la longevità senza la paura di sbagliare o di morire.
Io non sono un prete che vuole convertire le persone, ne’ tanto meno voglio dimostrare che le mie idee sono superiori a quelle di altri. Non voglio convincere o suggerire niente, informo soltanto quali sono le mie conoscenze mediche. La sintesi e’ semplice, le proteine animali provocano “l’infiammazione da cibo” e aprono la strada alla multifattorialità del cancro.

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