Quando ero ragazzino mia madre mi mandò a fare judo. Lo feci per un anno e mi dettero la cintura gialla. All’università ripresi il judo, ma era scomodo. Smisi la palestra e intensificai il tempo libero con attività contadinesche in campagna. Non ho mai smesso e penso che mi abbia aiutato contro i danni del lavoro sedentario e del rancio orripilante che distribuivano in ospedale. Non era però sufficiente perché il mio colesterolo viaggiava sempre sopra 250 e avevo una bella pancetta. Con il China study cambiarono molte cose, non solo l’alimentazione ma anche lo stile di vita. L’Asia aveva però spianato la strada in modo determinante. La meditazione era iniziata già dopo lo Tsunami del 2004 e l’attività fisica cominciò a prendere forma studiando le carte sinottiche del massaggio tailandese nel tempio Wat Poo. Nei porticati a fianco del Buddha sdraiato ci sono centinaia di raffigurazioni dei punti energetici con le relative spiegazioni. Mi resi conto che il corpo per essere vitale si nutriva non solo con il cibo vegetale, ma anche con la calma mentale e l’attività fisica. Questi tre elementi viaggiano insieme, ognuno con i suoi tempi, con il loro ciclo, ma mai separati o abbandonati.
In Italia andare in palestra era scomodo, per cui ho seguito la ricetta del “fai da te”. Ora ho una biblioteca di libri di yoga, massaggi tailandesi e attività di movimento occidentali.
Oggi spendo quasi tutti i giorni almeno venti minuti in attività del corpo. Mi sono organizzato nella combinazione di posizioni yoga, Tai ji quan, potenziamento muscolare e stratching di muscoli, fasce e tendini. Nel mezzo di questi movimenti ci stanno i 5 Tibetani. Li considero il massimo dell’attività fisica perché attivano il sistema immunitario. Secondo lo studio del medico olandese Matthijs Kox pubblicato in PNAS nel 2013 l’iperventilazione forzata dei 5 Tibetani, la meditazione profonda e una doccia fredda sono in grado di aumentare il cortisolo e le citochime antiinfiammatorie plasmatiche. La recerca scientifica mi ha portato a combinare il movimento lento dello yoga con sottili respiri, alla veloce respirazione dei 5 Tibetani. Insieme le due modalità intervengono nella ossigenazione dei tessuti, nella loro mobilizzazione e nel bilanciamento acido basico del corpo. Naturalmente guardo sempre con ammirazione alcuni miei amici che sono maestri yoga e arti marziali anche se so che non potrò mai essere come loro. Oggi so che, appena alzato, la mia ginnastica che inizia con un grande bicchiere di acqua migliora la mia giornata. I muscoli sono sciolti, l’umore è felice e affronto con spirito benigno l’ostilità del vivere quotidiano.