Anche se non è vero, per un po’ di tempo prendiamo come punto fisso il fatto che alla nascita il patrimonio genetico di una persona è tutto codificato dall’unione del gamete maschile e dell’ovulo femminile. I numeri che seguiranno saranno molto approssimativi perché a oggi, nessuno scienziato è riuscito a contare le cellule del corpo umano. Forse sono tre bilioni di milioni, di cui almeno 100 miliardi nel cervello. Ciascuna di queste cellule è una grande officina capace di costruire almeno 30.000 molecole diverse. Figuratevi il caos che succederebbe alla Fiat di Torino se i modelli delle automobili fossero tutti diversi in ogni singolo padiglione. Un caos inimmaginabile! Ogni secondo centinaia di milioni di reazioni chimiche si succedono nei diversi organi, 24 ore su 24 senza scioperi, ferie pagate, assistenza alla gravidanza o aspettativa fino ai due anni del neonato. Le nostre cellule lavorano ininterrottamente anche quando devono re-duplicarsi. Qualcuno ha calcolato che ogni sette anni tutte le cellule del nostro corpo sono sostituite, eccetto un piccolo manipolo permanente nel cervello. Non ce ne accorgiamo, ma ogni sette anni siamo persone nuove. Rinate? No! Siamo persone diverse che si rinnovano secondo un sistema asincrono, programmato dalla nascita alla morte. Ogni giorno miliardi di cellule muoiono e miliardi di cellule prendono il loro posto in completo silenzio. Tutto avviene nella completa ignoranza della persona che vive la sua vita spensierata, come la cicala estiva.
Nel 1929 un fisico di nome Heisenberg si beccò il premio Nobel per l’elaborazione della teoria quantistica e dimostrò che le particelle atomiche potevano assumere forme diverse se queste si sentivano osservate. Probabilmente fu lì che nacque il concetto della privacy per limitare le azioni degli sporcaccioni che guardano attraverso il buco della serratura le ragazze nude al bagno. Anche Einstein nel 1921 prese un premio Nobel in fisica, ma le sue idee sulla relatività impiegarono molti anni per essere condivise dagli altri scienziati, tant’è che lui era sicuro che solo la stupidità umana era infinita.
L’elemento fondamentale della fisica quantica è la simultaneità dei fenomeni. Quello che è constatato nei laboratori atomici, è analogo a quello che avviene all’interno del corpo tra una cellula in cima alla testa e una cellula in fondo al dito del piede. La simultaneità biologica permette che l’attività di una cellula sia conosciuta da tutte le altre con una velocità maggiore di quella della luce e indipendente dalla distanza. Quest’affermazione è sbalorditiva, soprattutto perché per molti scienziati, trattasi di frottole.
Per capire che cosa significa simultaneità, bisogna guardare una scena di guerra tra due eserciti antichi che combattono a corpo a corpo all’arma bianca. Consiglio la battaglia di Germania nel film “Il gladiatore“. In quei momenti dove la vita dipende dalla velocità di reazione in un ambiente caotico e incontrollabile, il coordinamento simultaneo è fondamentale. Pensare che i sistemi meccanici di trasmissione delle comunicazioni tra il cervello, il cuore, i polmoni, eccetera sia sufficiente è limitativo. Solo la fisica quantistica permette di capire quello che succede in una battaglia cruenta dove i bilioni di milioni di cellule sono tutte a conoscenza di quello che devono fare in un’azione comune di cooperazione simultanea. In quest’ottica, la differenza tra la vita e la morte si gioca a livello atomico. I sistemi meccanici del corpo assumono il ruolo di supporter. Senza i biofotoni, cioè le entità energetiche di comunicazione biologica, non si capisce come funziona l’istinto di sopravvivenza e come l’agopuntura sviluppa la sua attività benefica. La comunicazione sincrona e simultanea tra tutte le singole cellule è alla base del metabolismo cellulare. È impensabile che una molecola di vitamina C debba bussare alle porte di tutte le cellule prima di trovare quella che ne ha bisogno. Nemmeno le Poste Italiane funzionano così male. La macchina metabolica è un’entità unica sincrona. Nel non lontano 1879, Camillo Golgi fu nominato professore di Anatomia all’Università di siena ma scappò a Pavia l’anno seguente per scoprire “l’apparato di “Golgi”. Da allora i suoi canali cellulari sono rimasti un’incognita. La medicina ha bisogno di un salto quantico di mentalità. Molti ricercatori ancora credono che l’età della pietra sia finita perché finirono le pietre. Il progresso della scienza indica che tutto è collegato simultaneamente e che il corpo e la mente non sono due entità separate come diceva il povero Cartesio. Questa bufala ormai va dimenticata.
Non bisogna confondere la necessità di fare schemi semplificati, come mostra Tony Buzan nelle sue tavole mentali e cascare nel tranello riduzionista tipico degli stupidi che circondavano Einstein.
Per esempio l’emisfero destro è diverso da quello sinistro e per semplicità si possono simpaticamente immaginare come una fabbrica energetica a carbone e una fabbrica della Silicon Valley. Quando però il medico è di fronte a un malato non può dimenticare che nell’uomo non esiste alcuna dicotomia. La macchina metabolica è la dimostrazione che la persona è un’entità fisica ed energetica indissolubile, proprio come insegnava il vecchio caro dottore Ippocrate.