Quando si afferma che il mondo è un continuo divenire e che cambia continuamente, spesso non si conosce l’esatta profondità di questa verità. Il corpo umano è l’esempio che mostra l’impermanenza e il cambiamento continuo di quest’antica conoscenza che nella lingua sanscrita si chiama Anicca. Ogni giorno nel nostro corpo muoiono milioni di cellule, ma che al tempo stesso sono sostituite da nuove. Il termine medico è stato coniato dott. J Kerr nel 1972: Apoptosi, ricorda il ciclo delle foglie morte che cadono in autunno. Si tratta di un evento naturale in cui la cellula, che è arrivata alla fine del suo ciclo vitale, muore per fare spazio a una nuova. Se il povero dott. Kerr avesse avuto un’infarinatura asiatica l’avrebbe chiamata Sankhara. L’apoptosi è definita una morte programmata, ma in realtà è un processo di cambiamento e ringiovanimento continuo in cui il vecchio fa spazio al giovane. Anche l’uomo, come tutti gli altri esseri viventi, è soggetto al suo ciclo di vita programmata, che termina quando le sue funzioni vitali si esauriscono dopo aver generato i semi della prosecuzione della specie. L’apoptosi corrisponde in piccolo alla morte naturale dell’individuo, il suo vuoto è fonte di vita. Nella rigenerazione continua di un organo non c’è paura, né tristezza, né sentimenti costruiti dal cervello. L’apoptosi è un processo regolare, ordinato, si può chiamare la morte pulita della longevità, senza sofferenza e senza sentimenti. Chissà se nel momento finale in cui la cellula emette il suo ultimo fotone, vede la luce atomica? Questo tipo di morte è completamente diverso dalla necrosi, tipica del cancro e delle malattie degenerative. Qui il dolore, la sofferenza, il disordine, la putrefazione, l’odore nauseabondo del cadavere in decomposizione sono la conseguenza di un atto criminale, di un assassinio, di un omicidio premeditato conseguenza di un disegno criminoso.

In un corpo sano, le cellule che muoiono semplicemente scompaiono senza lasciare traccia. Anche nei traumi si attiva l’apoptosi per l’eliminazione delle cellule lesionate. Le cellule spazzino, cioè i macrofagi, insieme agli enzimi proteasi riportano la normalità e il ripristino della funzionalità. Alla fine del processo si possono formare le cellule cheloidi (es. cicatrici), turmoil (es. riparazioni più o meno disordinate come nelle epatectomie parziali) o chocolate (imbrunimento della cellula da iperaccumulo di detriti). Quando il corpo non è fisicamente attivo o la persona appartiene al Club Dei Ciccioni, con i suoi quattro livelli di gravità, tutti i detriti delle cellule morte finiscono nei lipociti. Queste cellule sono si trasformano in depositi di spazzatura.

La degenerazione del lipocita può arrivare a gradi estremi tali da renderlo, una cellula devitalizzata per la putrefazione anaerobica dovuta al basso livello di ossigeno. FOTO LIPOCITA In altre parole il grasso che si accumula, altro non è che container pieno di cellule morte e tossine che inquinano continuamente il corpo, senza possibilità di smaltimento.

Due sono le conseguenze di questo fenomeno:

  • la prima (level releasing) è che tutte le volte che la massa grassa si riduce, per esempio durante una dieta oppure in una cachessia cancerosa, avviene il rilascio massiccio di tossine con gravi reazioni.
  • La seconda (decreasing life) è l’aggravamento della salute per la tossiemia. Solo specifici interventi detox renali o epatici possono essere di aiuto.

Concludendo, la formula della dead cell è il rapporto tra il livello di rilascio (releasing level) delle tossine e la diminuzione (decreasing life) della salute delle cellule sane. Chi durante la vita non ha dato importanza all’aumento di peso e ha considerato i depositi di grasso un fatto normale, deve sapere che con la vecchiaia, il metabolismo rallenta e quando si entra negli anni “anta”, cioè dai 40 anni in su, può succedere che non c’è più tempo. The game is over.

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